LA VITA NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO
Calogero Marrone, dopo la cattura, fu trasferito nel campo di concentramento di Bolzano-Gries prima di essere deportato a Dachau. Qui dovrà sopportare la vita nei campi di concentramento nel quale troverà la morte.

Le condizioni di vita nei campi di concentramento erano disumane. I detenuti indossavano abiti non adeguati al clima e non c'era la possibilità di lavarli, causando malattie, tra cui il tifo e la scabbia. Ai malati non veniva data la possibilità di curarsi e i più deboli venivano uccisi. Il lavoro forzato, in condizioni estreme e le scarse condizioni sanitarie contribuirono allo sterminio. I prigionieri lavoravano per aziende tedesche. Le abitazioni erano sovraffollate, con paglia sul pavimento e il cibo era scarso, contribuendo alla fame e alla debolezza. In base al motivo della prigionia, i detenuti erano contrassegnati da triangoli colorati, c'erano ebrei, politici, zingari, omosessuali, prigionieri di guerra, e altri gruppi. La sofferenza fisica e psicologica era caratterizzante della vita nei campi, e molti prigionieri morirono per malnutrizione, malattie o esecuzioni. E Calogero Marrone non fece eccezione: ufficialmente morì di tifo il 15 febbraio 1945.

Nel 2013, Yad Vashem gli conferì il titolo di Giusto tra le Nazioni. Oggi, diverse targhe e piazze in Italia lo commemorano per il suo coraggio e sacrificio, tra queste vi è lo stesso comune di Varese che gli ha dedicato un targa davanti all'Ufficio Anagrafe di Palazzo Estense.
